Enada Primavera

La scommessa del futuro si chiama metaverso. Il metaverso esiste da molto più tempo di quanto si pensi: nel primo decennio del duemila, la gaming industry includeva la virtualità tipica dei metaversi nei suoi prodotti, anticipandone alcuni elementi tipici: monete virtuali, virtual items, interazione e interscambio tra utenti.

Oggi, i movimenti economici nella gaming industry si sono intensificati esponenzialmente, al punto che le acquisizioni avvenute nel primo trimestre del 2022 hanno superato di gran lunga quelle dell’intero 2021 in valore. Dietro i numeri da capogiro ci sono le big dell’informatica come Microsoft, Take-two e Sony, che si sono impegnate in una serie di acquisizioni miliardarie nell’industria dell’intrattenimento interattivo. Il motivo è semplice: quella dei videogiochi è l’industria che durante la pandemia continuava a crescere, raggiungendo un valore di 300 miliardi di dollari, e l’industria che non smetterà di crescere. In generale, le previsioni di crescita dei metaversi si aggirano intorno a 1 triliardo e mezzo di dollari 
Ma quali sono le caratteristiche di quella che è considerata l’evoluzione diretta del web? Quali le applicazioni e quali le implicazioni di questa sorprendente tecnologia? Il punto di partenza sarà sempre lo stesso: il videogioco. D’altronde, i game designers saranno i veri architetti del web3.
 

Le evoluzioni 
Una prima importante distinzione riconosce tre diverse tipologie di metaverso, ciascuna con caratteristiche e potenzialità differenti. 

Il metaverso chiuso è il primo, esiste da molto tempo e la maggior parte dei videogiochi ne sono un esempio.  Identifica un sistema posseduto e controllato in modo univoco dall’alto, dal developer o publisher del gioco. I player possono portare denaro all’interno dell’ecosistema di gioco, mentre non è consentito il trasferimento all’esterno. Fortnite, il famosissimo videogioco di Epic Games che conta decine di milioni di utenti attivi al mese, è un esempio di metaverso chiuso: i V-bucks sono le valute di gioco, non trasferibili tra account o all’esterno, che possono essere usate solo secondo le regole del gioco. Ad esempio, possono essere spese per acquistare costumi, picconi, coperture, emote e Pass battaglia aggiuntivi.  

Il metaverso aperto-centralizzato: in questo caso, il player ha la possibilità di trasferire all’esterno il valore economico creato all’interno del gioco, sempre secondo regole stabilite dal creatore o dal proprietario. Videogiochi di questo tipo? Roblox e Minecraft per citarne alcuni. In quest’ultimo esiste un marketplace interno, gestito direttamente da Microsoft, dove gli assets creati dai giocatori sono compravenduti e creano un valore economico esportabile all’esterno del sistema. 

Il metaverso aperto-decentralizzato: questa terza tipologia identifica un sistema in cui il ruolo del publisher o developer si limita all’attivazione del gioco, mentre i giocatori condividono la proprietà dal gioco: è il caso delle cosiddette DAO, community in cui le decisioni si basano sul consenso di tutte le sue parti. Giochi di questo tipo si strutturano per il tramite della cooperazione degli utenti, che ne influenzano l’evoluzione.  

Le potenzialità dello spazio digitale sono sorprendenti. Il concerto più visto della storia? È stato quello di Travis Scott su Fornite, che ha attirato 12 milioni di persone nel gioco e un numero ancora maggiore sui vari contenitori video streaming come Twitch e Youtube. Gli eventi dal vivo del futuro saranno forse nello spazio virtuale? 
Il concerto è stato un momento seminale nella storia di internet e ha evidenziato la tendenziale convergenza tra contenuti di gioco e contenuti sociali, di vita. Come conseguenza, si può affermare che le istanze dei mondi digitali sono molto più simili a quelle del mondo analogico di quanto si possa credere, perché la progettazione di entrambi ha in comune un unico obiettivo: il coinvolgimento dei pubblici 

Il caso di Farmville inoltre chiarisce l’importanza della sfera emotiva nella progettazione di uno spazio virtuale. Nella recente epoca dei social games, la risposta all’introduzione di virtual goods nel marketplace interno batte le attese: in pochissimi giorni vengono venduti oltre 60 milioni di oggetti virtuali per circa 40 milioni di dollari. Come si spiega il fenomeno? Dalle risultanze di test e interviste diventa evidente che il mondo virtuale diventa modo di esprimere creatività e fantasia. L’albero di natale di una casa virtuale può essere visto da decina di migliaia di persone, può avere decorazioni sorprendenti e dimensioni esagerate; nel mondo reale invece è difficile che accada. 
 

Il design per il coinvolgimento

Ad oggi il metaverso non esiste. Esistono le piattaforme game based, che possono considerarsi metaversi: si tratta dei videogiochi e delle strutture con forme grafiche e di interazione mutuate dai videogiochi. La componente game based è proprio ciò che distinguerà il web3 dall’Internet di oggi. Quali altre novità lo caratterizzeranno? L’esperienza, l’estetica, la creator economy, la convergenza marketing tra brand fisico e brand digitale, la decentralizzazione

Un’importante questione è legata all’evoluzione dei design di gioco. Si è passati da un meccanismo pay in advance, in cui il guadagno per il publisher coincide con il momento dell’acquisto del gioco da parte dell’utente, ad un modello free to play di microtransazioni, in cui l’acquisto o il download del gioco è gratuito. In questo caso, il guadagno deriva dal coinvolgimento dell’utente, che ha come misura la temporalità per estensione e per tasso di ritorno, e dal proattivismo dello stesso: più l’utente rimane nel sistema e compie azioni, più sale il guadagno. Un’ulteriore evoluzione è rappresentata dal play to earn, formula in cui il giocatore guadagna creando contenuti e oggetti virtuali. 

Diventa chiara una cosa: il design di gioco influenza inevitabilmente le strutture economiche, complicandole; i meccanismi di monetizzazione si moltiplicano, così come si moltiplicano le virtual currency. Le monete virtuali ‘classiche’ sono due: hard currency e soft currency – chiamate anche dual currency. Le prime sono acquistabili con i soldi reali e danno accesso alle funzioni più importanti nel gioco. Le altre, invece, sono monete che si guadagnano tramite azioni di gioco: sono fondamentali per incentivare interazioni, per aumentare il tempo speso nel sistema e favorire i behaviour desiderati all’interno del gioco.   

La vera domanda che un progettista dovrebbe porsi è: a che cosa serve la moneta nel gioco? Ad esempio, se il comportamento desiderato è il crafting, ad ogni craft andrebbe corrisposta una certa quantità di dual currency, spendibile per funzioni secondarie. In questo modo viene incentivata sia la spesa con soldi reali, ovvero le transazioni economiche dirette, sia l’interazione in game. Esistono poi le energy currency, le feature currency, quelle legate alla cooperazione, agli eventi, alla socialità, che, incentivando le interazioni tra utenti, generano viralità organica e evitano costi di acquisizione di marketing.   

Nella progettazione di un videogame, oltre all’economia, tra gli altri aspetti fondamentali che vanno studiati ci sono i contenuti, l’esperienza di gioco, l’aspetto tecnologico e la convergenza con i brand. Ma da dove si parte? In una fase storica in cui in cui nuove tecnologie sono continuamente immesse nel mercato, a ritmi crescenti, dovrebbe essere la creatività a guidare la tecnologia. Il vero valore aggiunto è dato dalla capacità di pensare fuori dagli schemi. 
 

L'era dei creators

Il passaggio verso il web3 ha decretato il boom della creator economy: la creazione di contenuti non è più prerogativa dei grandi media, perché sono gli utenti stessi a gestire il mondo dell’intrattenimento, sfruttando gli spazi e le opportunità offerte da internet. Tale cambiamento si traduce in un enorme risparmio di costi di produzione poiché gli utenti si sostituiscono ai team di iperspecialisti delle aziende tech. I grandi publisher creano la piattaforma, ma la creazione del contenuto è quasi tutta in carico agli utenti, secondo il modello social network. La quantità e la varietà di contenuti è un elemento caratterizzante gli open world dei metaversi.  

Nell’era decentralizzata dei creatori, in cui gli utenti concorrono attivamente alla creazione di valore economico, nascono nuove figure professionali, nuove opportunità di business. Nel caso dei videogiochi, l’architettura aiuta i game designer a costruire ambientazioni di gioco per players che chiedono una resa sempre più complessa, sofisticata e coerente. Gli studi di architettura stanno trasferendo assets all’interno dei metaversi, convertendo parte del loro business all’architettura digitale, come nel caso di Liberland, la città nel metaverso progettata dallo studio di Zaha Hadid. I motivi? Posizionamento di marketing, revenue e soprattutto data mining, che permette di testare i progetti prima di realizzarli nella realtà.  

L’evoluzione successiva sarà sicuramente quella legata alle AI. Ad oggi, il 90% dei contenuti è creato dagli utenti, ma in futuro la content creation economy verrà surclassata da un nuovo modello di business, in cui i contenuti verranno generati dall’intelligenza artificiale.  
 

Terreni digitali

Ad oggi, il modello economico di gran parte dei metaversi è basato sulla compravendita di terreni. È il caso di The Sandbox, che ha messo in vendita 166.000 quadrati di proprietà o lands, acquistabili con la criptocurrency sand. Diventati proprietari del terreno, si ha accesso alla governance dell’Open World e alle decisioni sul progetto. Avere SAND consente di organizzare eventi, costruire edifici, affittare spazi e divertirsi nel mondo virtuale. Nel metaverso di The Sandbox, molti terreni sono di proprietà di grandi aziende e rappresentano investimenti di posizionamento. Il loro valore dipende sostanzialmente dall’importanza di chi ci ‘abita’: ad esempio, diventare il vicino di Snoop Dogg costa 450 mila dollari.  

Ancora una volta, le istanze dei mondi digitali toccano e influenzano la sfera sociale: nei metaversi, la formazione di comunità attorno ad interessi e passioni determina il superamento della dimensione geografica e temporale. Un altro punto di contatto tra digitale e reale? Quando intere generazioni nascono con l’immaginario dei videogiochi, le aspettative di ritrovarlo nel mondo reale sono più che legittime. Ecco che la nuova catena di hotel lanciate da Atari ha tutte le estetiche tipiche dei metaversi, con sessioni di realtà virtuale completamente immersiva, esperienze di realtà aumentata ed eventi di eSport.    

Quale sarà il prossimo step? La convergenza tra le identità digitali in byte e identità analogiche in atomi sarà forse la prossima evoluzione? 
Parleremo di queste tematiche a ESPO GAME, il 15 e 16 marzo 2023, alla Fiera di Rimini, in contemporanea con ENADA.

 

Nel frattempo CLICCA QUI per vedere il video dell'intervento di Fabio Viola, Metaverse Designer, Videogame Designer and Producer, Videogames Museum Curator a Esports Business Days 2022.